Una delle critiche più comuni alla religione è che sia dannosa per le persone. È una questione legittima da sollevare, quindi vediamo se è vera. È interessante notare che ci sono forti prove che suggeriscono il contrario: la religione può essere benefica per le persone. Dopo aver esaminato le ricerche in materia, Rebecca McLaughlin conclude,
“Le ricerche suggeriscono che le persone che frequentano regolarmente le riunioni sono più ottimiste, hanno tassi più bassi di depressione, hanno meno probabilità di suicidarsi, hanno un maggiore scopo nella vita, hanno meno probabilità di divorziare e hanno un maggiore autocontrollo “.
Uno dei motivi per cui la religione può avere effetti psicologicamente benefici è che dà alle persone un senso di significato nella loro vita. Credere che la propria vita abbia un senso e un significato, anche in mezzo alla sofferenza, può portare un profondo senso di soddisfazione alla vita quotidiana. Una seconda ragione è il valore della comunità e delle buone relazioni. Le persone felici tendono ad avere buoni rapporti con la famiglia, gli amici e la comunità, valori condivisi dalla maggior parte delle religioni.
Alcune religioni sono dannose
Detto questo, non c'è dubbio che alcune credenze religiose possano essere dannose. E purtroppo molte persone sono state ferite da membri della Chiesa. Ma secondo McLaughlin, nel suo notevole libro Confronting Christianity (Affrontando il Cristianesimo, ndr), “dire che la religione è dannosa per noi è come dire che la droga è dannosa per noi, senza distinguere tra cocaina e farmaci che salvano la vita” (p. 21). È assolutamente vero!
Quali sono dunque le ragioni per credere che il cristianesimo possa avere effetti psicologici benefici sugli individui? Nel suo libro, McLaughlin elenca sette principi biblici controintuitivi, coerenti con le scoperte della psicologia moderna, che contribuiscono ad avere effetti positivi sulla salute e sulla felicità. Vediamone tre:
In primo luogo, è meglio dare che ricevere.
Mentre molte persone laiche sono generose con il loro tempo e le loro risorse, gli studi dimostrano costantemente che i credenti religiosi danno più generosamente in beneficenza. Sempre più studi dimostrano che il principio biblico “C'è maggior felicità nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35) fa bene alla salute mentale.
In secondo luogo, il denaro non rende felici.
Molti giovani oggi considerano essenziale essere molto benestanti dal punto di vista finanziario per condurre una buona vita. Al contrario, la Bibbia avverte ripetutamente che l'amore per il denaro “è la radice di tutti i mali” (1 Timoteo 6:10). Sebbene la ricerca sia complessa, McLaughlin conclude: “Gli avvertimenti biblici contro l'amore per il denaro si rivelano più veri di quanto pensassimo: investite la vostra vita nel denaro piuttosto che nelle relazioni, e i risultati non saranno soddisfacenti” (p. 24).
In terzo luogo, il perdono fa bene alla salute.
Viviamo in un'epoca in cui la cultura dell'annullamento è pervasiva. Le persone cercano di umiliare gli altri e di “punirli” per le loro convinzioni “sbagliate”. Il perdono spesso manca. Eppure, Gesù ha comandato ai suoi discepoli di amare i loro nemici e di perdonarli senza limiti. Anche quando fu inchiodato alla croce, Gesù disse: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34). La disponibilità a perdonare gli altri, anche se non ricambiata, è stata associata a molteplici effetti positivi sulla salute mentale e fisica.
Questi risultati non provano che il cristianesimo sia vero. E come sottolinea McLaughlin, il cristianesimo non ha il monopolio di questi principi. Ma forniscono un buon punto di partenza per rispondere all'affermazione che la religione sia dannosa.
Per saperne di più sulle prove del Gesù storico, consultare la versione aggiornata di Evidence that Demands a Verdict (Prove che Richiedono un Verdetto, ndr), scritto insieme a Josh McDowell.
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Sean McDowell è professore di apologetica cristiana alla Biola University, autore di best-seller, oratore popolare e insegnante part-time di scuola superiore. Seguitelo su Twitter: @sean_mcdowell, TikTok, Instagram e sul suo blog: seanmcdowell.org.