I Cristiani sono intolleranti?
Molti ci dicono che i cristiani dovrebbero accettare di più l’omosessualità. Ieri, infatti, ho ascoltato un dibattito tra Andrew Wilson e Rob Bell, sull’omosessualità e la Chiesa, nel programma radiofonico britannico Unbelievable. A Bell è stato chiesto di spiegare come giustifica la sua convinzione che non c’è nulla di sbagliato nelle relazioni omosessuali dichiarate, e lui ha risposto così: “È una sorta di stupidità che davvero, davvero, davvero respinge le persone, è quando si ha una particolare convinzione e improvvisamente la propria ortodossia o la propria fedeltà a Gesù viene messa in discussione…. Ecco perché tante persone non vogliono far parte della Chiesa”.
In effetti, l’ho sentito spesso di recente. Qualcosa del tipo: “I cristiani dovrebbero essere più tolleranti! Se lo fossero, più persone si unirebbero alla Chiesa. E invece state allontanando le persone.”
Sì, i cristiani devono accettare coloro che lottano con le inclinazioni omosessuali, così come devono accettare coloro che lottano con le inclinazioni adulterine, ma Gesù era preoccupato di rendere il suo messaggio più accettabile? In Matteo 7:13-14, Gesù dice: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!” E chi ha reso la porta stretta? Non è stato forse, il Signore? Infatti, leggendo tutto l’Antico Testamento, abbiamo mai l’impressione che il Signore fosse disposto a compromettere la sua giustizia per attirare le folle?
Inoltre, in Matteo 8:16 leggiamo che Gesù “guarì tutti i malati”. Non c’è quindi da stupirsi che questo abbia creato una grande folla! Come reagisce Gesù? Guardate i seguenti versi, 8:18-22:
“Ora Gesú, vedendo intorno a sé grandi folle, comandò che si passasse all’altra riva, Allora uno scriba, accostatosi, gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai». E Gesú gli disse: «Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha neppure dove posare il capo». Poi un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesú gli disse: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».”
Molti consulenti di oggi non suggerirebbero a Gesù di essere più sensibile ai bisogni delle persone se volesse davvero avere un grande seguito? Gesù non dovrebbe forse accettare la paura di una persona di rimanere senza tetto e il senso di obbligo di un’altra persona nei confronti di un morto come semplice realtà di ciò che sono? Ma Gesù non si comporta così.
Allo stesso modo, in Luca 14:25 leggiamo che Gesù era seguito da “grandi folle” e, a un certo punto, quando la tenda non era molto grande, si voltò e disse loro,
“Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo. Cosí dunque, ognuno di voi che non rinunzia a tutto ciò che ha, non può essere mio discepolo.” (Luca 14:26-27, 33).
Wow, “odia i tuoi genitori e i tuoi figli” non deve essere sembrato molto sensibile! Odiare la propria vita è molto, molto lontano da “sii fedele a te stesso”.
Eccone un’altra. In Giovanni 6:2 apprendiamo che “una grande folla lo seguiva perché vedeva i segni miracolosi che compiva sui malati”. E come rispose Gesù a questa grande folla? Dopo averne sfamato migliaia, disse:
“In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Poiché la mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed io in lui. Come il Padre vivente mi ha mandato ed io vivo a motivo del Padre, così chi si ciba di me vivrà anch’egli a motivo di me. Questo è il pane che è disceso dal cielo; non è come la manna che mangiarono i vostri padri e morirono; chi si ciba di questo pane vivrà in eterno».” (Giovanni 6:53-58).
Quindi Gesù disse alla folla: “Mangiate la mia carne e bevete il mio sangue”? Forse Gesù non sapeva che questo avrebbe scontentato la folla? I suoi discepoli dissero al v.60: “Questo è un insegnamento difficile, chi può accettarlo?”. E al v.66 apprendiamo: “Da quel momento molti dei suoi discepoli se ne andarono e non lo seguirono più”.
Gesù sarebbe apprezzato in un seminario sulla crescita della chiesa?
Detto questo, dobbiamo amare coloro che lottano per superare il peccato. Dopo tutto, chi non pecca? Io pecco di sicuro! Dobbiamo assolutamente amare coloro che lottano per controllare le loro tendenze al peccato. Ma c’è una grande differenza tra peccare, pentirsi e sforzarsi di migliorare e abbracciare il peccato e definirlo santo agli occhi di Dio. Chi vuole battezzare ciò che la Bibbia proibisce non sta cercando il perdono per il fallimento, ma sta tollerando la pratica impenitente del peccato. Tante persone oggi parlano di come vedono Dio come misericordioso senza capire che se non c’è peccato – se non c’è nulla da giudicare- allora non c’è, per definizione, bisogno di misericordia.