Tutti abbiamo letto quegli adesivi che ci dicono “Mettere in discussione la realtà”, ma allo stesso tempo vogliono che prendiamo sul serio ciò che l’adesivo dice. Alcuni esortano addirittura le varie religioni del mondo a “coesistere”; religioni che contengono affermazioni di verità completamente contraddittorie. Ne ho persino letto uno che mi esortava a “mettere in discussione l’autorità”. Presumo di dover mettere in discussione tutte le autorità, tranne gli “dei degli adesivi”. Mi sono spesso chiesto se quella persona fosse mai stata fermata da un agente di polizia, se avesse seguito il suo stesso consiglio. Ma qualcuno potrebbe dire: “Rilassati, amico! È solo un adesivo per paraurti! È pensato per essere divertente!”. La mia risposta è: “Sì, è certamente uno scherzo! Ma lo scherzo lo fanno loro!”.
Purtroppo, il pensiero approssimativo domina la nostra cultura odierna e non c’è da ridere. Le idee hanno conseguenze enormi! Quello che pensiamo e come lo pensiamo sono importanti. Questo è in contrasto con ciò che molte persone credono oggi. Forse avete sentito una o più delle seguenti affermazioni o slogan:
- “Questo è vero per te, ma non per me”.
- “Ogni verità è relativa. Nessuno possiede la verità”.
- “La verità è relativa alla propria cultura”.
- “Chi sei tu per giudicare?”.
- “Chi sei tu per dire che la tua religione è giusta e tutte le altre sono sbagliate?”.
- “Perché sei intollerante verso le credenze altrui?”.
In questo articolo cercherò di dare una risposta concisa al relativismo nelle sue varie forme.
Relativismo = la convinzione che non esista una verità assoluta.
Porremo quattro domande di vitale importanza:
- Il relativismo è autocontraddittorio?
- Le leggi della logica si applicano a tutta la realtà?
- Tutta la filosofia dovrebbe iniziare con il dubbio?
- Le parole trasmettono la verità sulle cose reali?
- Il relativismo è autocontraddittorio?
Sì.
Se qualcuno fa un’affermazione che è autocontraddittoria, significa semplicemente che non può essere logicamente vera. “A” non può essere sia “A” che “non-A” allo stesso tempo e nello stesso senso. Non esiste una via di mezzo. Questo deriva da una legge della logica chiamata “legge di non contraddizione”. Un’affermazione autocontraddittoria sarebbe: “Non so scrivere una parola in italiano”. Ovviamente, questa affermazione è falsa perché ho appena scritto una frase in italiano. Altre affermazioni come “Io non esisto” o “Il relativismo è vero per tutti” non possono essere vere perché se sono vere allora sono false. Sono affermazioni autocontraddittorie. La maggior parte dei relativisti crede che il relativismo sia vero per tutti tranne che per loro. Ma, ancora una volta, se è vero allora è falso.
In sintesi, le affermazioni del relativismo sono autocontraddittorie e false e quindi vanno respinte per motivi logici. La verità è ciò che corrisponde al reale (alla realtà).
Un buon modo per testare le affermazioni è quello di ritorcere l’affermazione su sé stessa.
Ogni verità è relativa! –> E QUESTO, è vero?
Non dovresti giudicare le persone! Sei intollerante! –> E QUESTO, non è un giudizio che hai appena espresso? Sei stato tollerante del mio punto di vista?
Metti in discussione la realtà! –> Dovrei mettere in discussione questa affermazione allora?
- Le leggi della logica si applicano a tutta la realtà o solo una parte di essa?
Un altro aspetto della legge di non contraddizione è quello chiamato legge di identità. O, per dirla in altro modo, ciò che è reale è reale o, ciò che non è reale, non è reale. Sembra un’affermazione di buon senso, e lo è! Le leggi della logica non sono state inventate, sono state scoperte! Sono universali (si applicano a tutta la realtà), sono atemporali (sono vere indipendentemente dal secolo), sono immutabili e sono certe (come le leggi della matematica: 2 + 2 = sempre 4!).
L’assunto di base è che qualsiasi cosa sia reale è logica, quindi la risposta è sì, le leggi della logica si applicano a TUTTA la realtà (qualsiasi cosa sia reale!).
Se è reale, allora le leggi della logica si applicano ad essa e ci aiutano a scoprirla.
- Tutta la filosofia dovrebbe iniziare con il dubbio?
Alcuni dei più grandi filosofi mai esistiti (Socrate e Cartesio) hanno iniziato con il dubbio; questo non significa quindi, che lo scetticismo e il dubbio sono il luogo migliore per scoprire la conoscenza della verità?
Se è vero che Socrate usava il suo famoso metodo di “interrogazione”, non ha mai praticato il dubbio metodico universale come Cartesio. Se praticassimo il dubbio universale su tutto (come fece Cartesio nel suo “Discorso sul metodo”), allora perché non dubitiamo dei nostri dubbi? Per poter dubitare deve esserci qualcosa che ci permetta di dubitare.
È stato Aristotele a dire che la filosofia inizia con la “meraviglia” e che tutti gli uomini desiderano “conoscere” e non “dubitare”.
Il dubbio universale ci lascia solo lo scetticismo ed è in realtà autocontraddittorio (vedi punto sopra, n. 1).
- Le parole trasmettono la verità sulle cose reali?
L’ultima domanda a cui risponderemo brevemente è se le parole trasmettano o meno adeguatamente la verità e cosa questo significhi nella nostra ricerca della verità.
Una delle teorie postmoderne più diffuse oggi è il decostruzionismo, che in sostanza afferma quanto segue: che le parole non possono descrivere adeguatamente la realtà; che le parole non intendono la realtà (le cose reali); che il linguaggio è legato alla cultura, alla razza, ecc…; o che il linguaggio (le parole) sono usate solo per ottenere potere su qualche altra persona o gruppo (attraverso la Volontà di Potenza, Friedrich Nietzsche).
Ma questo è lo scetticismo nella sua forma più estrema. Lo scetticismo di base dice “non conosco la verità”, mentre il decostruzionismo dice “non ho la capacità di conoscere la verità”.
Possiamo rispondere a questo scetticismo radicale con alcune osservazioni e critiche. In primo luogo, qualsiasi filosofo o altro che scriva libri che ci dicono che il linguaggio è inadeguato sta violando le regole della sua stessa filosofia! Perché dovremmo leggerli se non possiamo fidarci di ciò che scrivono, dal momento che le loro parole non intendono la realtà; sono legate alla cultura dell’autore e hanno il solo scopo di ottenere potere su di me? Sembra che l’unica eccezione alla filosofia del decostruzionismo siano gli stessi filosofi decostruzionisti. Se applichiamo semplicemente i loro metodi alla loro filosofia (e ai loro libri), scopriremo che è autocontraddittoria e quindi falsa.
Tutti i discorsi e i dibattiti razionali presuppongono le leggi della logica (la legge di non contraddizione e la legge di identità) e che le parole possano trasmettere la verità sulla realtà (significato). Se abbandoniamo questi principi, o se li neghiamo, non abbiamo nulla di cui parlare, non abbiamo nulla di cui discutere. Rimaniamo semplicemente in silenzio.
Oggi viviamo in una cultura altamente scettica nei confronti di qualsiasi pretesa di verità assoluta, sia essa religiosa, filosofica o di altro tipo. Eppure, questa stessa cultura è ipocrita quando si tratta di criticare le proprie idee di tolleranza, relativismo e pluralismo.
Le affermazioni filosofiche e religiose (nel linguaggio scritto o parlato), che pretendono di essere vere, sono soggette alle leggi della logica – e quindi alla critica. Se qualcuno non vuole o non gradisce che il suo punto di vista venga criticato o messo in discussione, allora non dovrebbe fare affermazioni che possono essere valutate dalla ragione.
La verità è là fuori, è la verità sulla realtà (su ciò che è reale). Possiamo conoscerla e possiamo comunicarla.
Per approfondire l’argomento:
Francis Beckwith & Gregory Koukl, Relativism: Feet Firmly Planted in Mid-Air (1998)
Peter Kreeft, Logica Socratica, 3.1 (2010)
Peter Kreeft, Summa Philosophia (2012) si veda in particolare la Domanda I: Logica e metodologia, pagg. 10-37